Capitolo 3-Primate Evolution

L’ordine dei Primati, contenente circa 400 specie esistenti, è chiaramente definito da una serie di caratteristiche derivate condivise. Vi è una divergenza basale tra strepsirrini (lemuri e lorisiformi) e aplorini (tarsi, scimmie e scimmie). I primati sono tipicamente abitanti arborei delle foreste a bassa latitudine, con mani e piedi afferranti, unghie piatte, maggiore sensibilità tattile e dominio degli arti posteriori. Unicamente tra i mammiferi, l’osso petrosale forma la bulla uditiva. La visione è particolarmente importante., Gli occhi ingranditi e rivolti in avanti scansionano un ampio campo binoculare e una speciale organizzazione cerebrale consente una visione stereoscopica raffinata. Nonostante l’ampia sovrapposizione con altri mammiferi, i primati hanno cervelli relativamente più grandi in media perché lo sviluppo del cervello fetale è prioritario. Le dentature sono relativamente non specializzate, ma i denti anteriori sono ridotti mentre le cuspidi molari sono basse e arrotondate. Varie caratteristiche contribuiscono a rallentare il turnover riproduttivo. Una documentazione fossile irregolare risale a 55 milioni di anni fa, ma i fossili che documentano la prima evoluzione dei primati rimangono inafferrabili., I colugos poco studiati (Dermoptera) possono essere i parenti più stretti dei primati.

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